Capitolo 20
La fredda tramontana e il caldo zefiro
Mina sbuffò sprezzante «Tu vaneggi, mangia carogne. Non risveglierete il Dormiente, perché noi ve lo impediremo!»
Timofy si avventò su di lei, con una velocità impressionante, Mina ebbe a stento il tempo di sollevare la daga, che fu colpita da un pesante fendente orizzontale dell'asta di ghiaccio al fianco sinistro, con una forza tale che si piegò sotto il possente colpo. Con l'altra mano le prese il polso per bloccarla.
È veloce come il vento... Oltre ad avere una potenza invidiabile!
Il bake orso le menò un altro fendente al fianco, Mina gemette dal dolore e cedette per la sua bastonata. Dopo un terzo fendente, Mina aprì la sua mano ed evocò una sfera di fuoco e con un movimento rotatorio gliela sparò dritta in faccia, colpendolo alla guancia destra facendogli volare gli occhiali e bruciacchiando in parte il viso. Il bake indietreggiò, ma non lasciò la presa, ma fece una giravolta all'indietro, tirandola a sé con una forza sovrumana e scaraventandola contro la parete di fronte a lei, facendole venire un gran male al braccio, poiché mise le mani avanti per evitare di schiantarsi contro il muro. Ma immediatamente sentì un poderoso urto alla testa che le fece uscire le lacrime agli occhi per il dolore. Cadde per terra e cercò di voltarsi, nonostante fosse del tutto intontita. Timofy sollevò l'asta pronta a scagliarla nuovamente su di lei, ma improvvisamente Luna, con estrema lentezza, gli tirò un pugno con la katar e l'affondò sulla sua gamba sinistra. «Maledetto mostro... lascia stare... la generale...» Del sangue schizzò dalla gamba e gli cadde l'asta di mano. Il gigantesco bake emise un furioso ruggito e con un veloce movimento, le tirò un vigoroso schiaffo in faccia, graffiandole il volto e sbalzandola sul cassone. Allungò la mano per prendere la mannaia ed estrarla dalla spalla della donna, ma eroicamente Crama gli tirò un pugno al volto e lo respinse indietro, mettendosi a protezione di Luna, che non riusciva a rialzarsi e continuava a tremare. Timofy lo affrontò e gli infilzò le unghie sul collo, che grazie alla grande potenza delle scie di vento, lo trafissero come dei coltelli nel burro, facendo strillare il povero bake. Jaromir balzò alle sue spalle e si appese al collo con le sue poche energie rimaste. Timofy si divincolò e cercò di toglierselo di dosso, dopodiché gli prese le mani e gli affondò le unghie dentro, facendogli scorrere del sangue dalle dita. Mina ripresasi, s'infuriò e placcò il gigantesco e sadico bake, con un balzo, buttandolo per terra e facendo cadere anche Jaromir dalle sue spalle.
«Correte!» gridò Mina con tutto il fiato che aveva in corpo.
Caricò una sfera infuocata sul palmo sinistro e la sparò dritta contro lo stomaco di Timofy, con un pugno deciso. Il bake urlò per il potente urto e la bruciatura. Lui di risposta le prese la testa con entrambe le mani e soffiò con violenza. Mina sentì come se miriadi di rasoi le graffiassero il viso. Chiuse gli occhi e si divincolò, cercando di liberarsi, mentre sentiva il vento che le tagliuzzava le guance e le labbra. Lei alzò entrambi i palmi caricando delle sfere di fuoco. Diede due schiaffi diretti al volto, ma Timofy le allargò le braccia, spostandole all'ultimo momento tirando degli schiaffi decisi e rapidi contro i suoi polsi, facendole sparare le fiamme contro il tappeto e il cassone che prese parzialmente fuoco. Inoltre a causa dell'impatto, Mina si sbilanciò e cadde addosso all'attendente.
Lui la prese per i fianchi e decantò:
Gentile vento di ponente, caldo, placido e ridente,
Col tuo soffio ricopri le terre di abbondanza e di calura potente.
Dai palmi delle sue grosse mani, fuoriuscì un turbine che respinse nuovamente Mina contro la parete opposta, facendola schiantare con un urto che per poco non le spezzò la schiena. Tuttavia anche Timofy fu sbalzato all'indietro per la reazione, strisciando sul pavimento. Urtò con la testa contro la toeletta che dondolò, facendo cadere delle bottiglie di profumo sulla testa dell'attendente. Mina vide Crama e Jaromir che aiutavano Luna, che sudava freddo, a rialzarsi. «Dobbiamo andarcene! Muoversi!» tuonò lei. I due uomini dal volto insanguinato e dalle ferite sanguinolente annuirono, mentre Luna sembrava alquanto intontita, con ancora la mannaia incastrata sulla spalla da cui ormai sgorgava una preoccupante quantità di sangue. Il trio si avviò verso l'uscita.
Timofy si rialzò nuovamente in piedi, aveva le dita, il naso, la bocca e persino gli occhi totalmente insanguinati, alcune dita erano ritorte all'indietro e vi erano dei visibili segni di bruciatura sulla guancia e sulla camicia da notte. Le reazioni e la battaglia lo avevano pesantemente provato.
«Non è ancora finita!» gridò il bake, con un sorriso sadico, sputando del sangue.
«Sei duro a morire!» gli rispose Mina che pose la mano destra sul polso sinistro e scaricò su di lui altre sei sfere infuocate. Timofy con un balzo rinforzato dal vento, si gettò dietro il letto, evitando la scarica per un pelo. Jaromir sussurrò «Generale...»
«Andate!» gli urlò contro Mina, mentre si avvicinava verso il lato del cassone in fiamme. Il suo braccio cominciò a tremare e anche le sue gambe a cedere. Volse le spalle al trio che imboccava l'uscita della stanza, in modo da poterli coprire da eventuali attacchi del bake sfuggente. Improvvisamente Timofy si alzò in piedi e lanciò una sfera d'aria contro di lei. Mina rispose sparando contro il letto un'altra scarica di altre sei sfere di fuoco. Ma anche quelle mancarono il bersaglio, che si abbassò, facendosi copertura con il mobilio ormai in fiamme, che divamparono verso l'alto.
A Mina cominciò a girare la testa. Devo scappare... Barcollò all'indietro e cadde incespicando sul tappeto.
No... non adesso... maledetta reazione...
La testa vorticava.
Percepì un forte freddo.
Le gambe non le rispondevano più.
Non imparo mai... pensò con un lieve sorriso Eppure me lo hai sempre detto...
Dall'alto delle fiamme, balzò Timofy, ancora insanguinato e con delle bruciature sul volto. Il bake si avventò su Mina con le sue unghie sguainate e le ruggì in pieno volto mostrando le zanne aguzze. Alle gambe vi erano due turbini che vorticavano attorno alle sue caviglie e altri due vortici ai suoi polsi. Le si avventò addosso e tirò due possenti pugni sulle spalle, graffiandola e lacerandola con le unghie e schiacciandola a terra.
Mina urlò dal dolore e dalle spalle esplosero degli schizzi di sangue.
Sentiva il dolore amplificato a causa della reazione.
I muscoli non rispondevano più.
Avvertiva solo dolore.
Cercò di reagire e gli mise le mani al collo, ma era troppo debole e il bake le tirò un graffio con le scie ventose sul braccio sinistro che le cadde inerte per terra.
Vide il sorriso sadico di Timofy che le disse violentemente «Ora pagherai, per esserti opposta a noi, Mina Cofeu! Pagherai per il tuo affronto all'Alta Entità!» e spalancò le fauci, dandole un profondo morso al collo.
Mina urlò di dolore. Udì il rumore dei muscoli recidersi.
Mi dispiace. Ragazzi... salvatevi... almeno voi... Zephyr... presto... noi... ci rivedremo...
Timofy si erse, leccandosi i denti, sollevò il possente braccio destro, con un sorriso sadico e divertito.
Alla fine... ho fallito... Zephyr... perdonami...
Chiuse gli occhi preparandosi all'impatto.
Una voce melodiosa riecheggiò nella stanza.
Cadrum Fahr, primo tra i sei, ultimo a decadere,
Che dagli immensi e sconfinati cieli scendesti,
ti prego e t'imploro,
possa lo scudo delle tue scaglie, difenderci dalle fauci del nemico,
che l'ardore del tuo respiro incenerisca coloro che ci vogliono fare del male,
che i tuoi artigli squarcino l'animo impuro di coloro che sono ostili,
E possa il tuo infinito amore, tenere il cuore e lo spirito di tutti noi saldo.